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Il maglio è un grosso martello azionato dalla forza dell’acqua con il quale si appiattiva e si lavorava il ferro (estratto principalmente dalle miniere di Comasine in Val di Peio). Ancora oggi si possono vedere le “préde”, ovvero i supporti in granito inseriti profondamente nel terreno sui quali oscillavano i martelli dei magli. In questo opificio funzionavano 3 magli. Vicino al maglio si attrezzava il forno per il riscaldamento del metallo, le fucine, l’incudine, la mòla ed altri attrezzi tipici dell’attività metallurgica. La presenza di un numero elevato di magli testimonia l’esistenza di un antico e complesso distretto industriale sviluppatosi grazie al fatto di trovarsi sull’unica via di collegamento tra la Val Rendena e la Val di Sole ed avere abbondanza di legname ed acqua.

LA STORIELLA DE "I TRE MAGLI"

Riportiamo qui un’antica storia che i nonni di allora (fine Ottocento) raccontavano ai bambini a proposito dei tre magli. Noi abbiamo voluto tramadarla con il nostro nome.

Il primo maglio di grandi dimensioni aveva la funzione di sagomare i pezzi di ferro più grossi. I suoi colpi erano lenti e cadenzati. Il suo suono era cupo e grave. Ritmicamente sembrava dicesse: ”DEBITÓN... DEBITÓN... DEBITÓN...(grosso debito)”. Di fronte un maglio un poco più piccolo. Con colpi un poco più veloci. Con un suono più dolce e metallico. Sembrava rispondere: “ ... pagheren! ...pagheren! ...pagheren! (pagheremo!)”. A lato il più piccolo dei tre magli batteva sulla sua incudine con colpi veloci e quasi stridenti e diceva a sua volta: “Con che?! Con che?! Con che?! (Con cosa?!)“.

E' una storia semplice, ma che trasmette il senso di fatica delle genti di questa valle.

La scelta di questo nome, deriva da una favola di fine '800 ascoltata quando ci siamo trasferiti in questi luoghi. Era una storiella, per quietare ed addormentare i bimbi della valle, ma vorremmo potesse innescare nei nostri ospiti una curiosità ad approfondire la cultura di questi meravigliosi posti, oltre che godere delle bellezze che la natura ha offerto a questi luoghi.

Questo è quello che è successo a noi...

                                                                 Monica Filippi

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